Non so se è stato tutto merito, tutta strategia di Rocco o se, almeno parzialmente, gli eventi hanno preso da soli una certa piega. Tuttavia, a Lissone, è molto migliorato il punto (b) della mia analisi sul torneo di Pagnano.
Là avevo scritto: “gli All Stars Volley sono agonisticamente meno competitivi anche rispetto alle formazioni che si presentano al torneo con giocatori di simile livello fisico e tecnico”. Quello che è successo a Lissone è che tutti, davvero tutti, hanno parlato, incitato, chiamato la palla, chiesto aiuto e, all’occorrenza, gridato, affinché la palla non cadesse nel nostro campo.
La assenze contemporanee di Pat, di Luca e di Max hanno inconsciamente stimolato ciascun componente degli All Stars. Avendo come unica guida i modi soffusi di Rocco e le sue semplici consegne, tutti i giocatori hanno dato di più. Forse a favore di Rocco ha giocato prepotentemente la forte componente d’affetto che tutti noi proviamo per lui e la voglia di non lasciarlo solo. Quale che sia stata la reale causa, DI FATTO TUTTI NOI ABBIAMO GIOCATO CON MAGGIORE RESPONSABILITA’ ED AGONISMO RISPETTO A PAGNANO.
Nel post su Pagnano suggerivo: “Anche la squadra senza il coach troverà in essa la forza di organizzarsi in campo e di organizzare i cambi con la cura di far giocare tutti i componenti con lo stesso minutaggio ma con l’obiettivo di arrivare per prima al 25. Entrambe le squadre, anche se diverse ogni sera, giocheranno col desiderio di vincere. Così facendo I GIOCATORI ALLENERANNO LA LORO TESTA A VIVERE LE SITUAZIONI AGONISTICHE E A COMPORTARSI COME SQUADRA.” Questo è esattamente quello che è successo a Lissone il 25 ed il 26 di giugno.
Scrivo tutto questo non per dire che è meglio andare ai tornei senza Patrice, ovvio.
Lo scrivo per dire ciò.
Ci sono meccanismi agonistici che, se attivati nella maniera corretta, fanno giocare meglio e accomunano i giocatori nella direzione di un obiettivo: arrivare al 25 prima della squadra avversaria.
Mi ha fatto davvero piacere vedere che tutti noi siamo molto stanchi di perdere quasi tutti i set che giochiamo nei tornei.
Un po’ la nostra testa è cambiata, l’approccio verso le partite è mutato. La squadra ha capito che GIOCARE CON IL SORRISO VUOL DIRE GIOCARE DANDO IL MASSIMO E CON L’OBIETTIVO DI ARRIVARE AL 25. Le risate, i momenti di divertimento, la battute di spirito, si aggiungono alla componente agonistica e la arricchiscono. Non possono prenderne il posto.
Se lo sport viene privato della sua naturale componente agonistica, nessuna squadra che lo pratica può agire come tale.
GIOCARE CON IL SORRISO VUOL DIRE PER PRIMA COSA GIOCARE DANDO IL MASSIMO E CON L’OBIETTIVO DI ARRIVARE AL 25. IL RESTO, PRIVO DI QUESTA PREMESSA, E’ ARIA FRITTA.
CARO COACH CHE NON C’ERI, ECCO COSA SI PUO’ FARE ADESSO!
Purtroppo, il nostro coach Patrice, suo malgrado, non ha avuto la possibilità di essere presente ai tornei di Pagnano e di Lissone e dunque non ha potuto vedere un confronto “live” tra la nostra squadra e le altre squadre che partecipano ai tornei cui noi regolarmente ci iscriviamo.
Essendo io stato presente sul campo a Pagnano e a Lissone sono convinto della bontà dei suggerimenti che ora leggerete.
Gli All Stars non sono ancora pronti per passare allo schema di gioco con l’opposto e con un unico alzatore.
Gli All Stars devono perfezionare uno schema di gioco semplice ma completamente condiviso, al fine di far muovere i giocatori senza dubbi e senza che ci siamo occasioni nelle quali qualcuno stia li fermo ad attendere gli eventi.
Gli esercizi sui fondamentali vanno bene nella fase di lavoro del singolo.
Invece dobbiamo dare una svolta agli allenamenti collettivi.
Allenamenti collettivi e dinamici con spazi condivisi diversi dall’intero campo di pallavolo e con formazioni diverse dal 6 contro 6 non servono a niente. Questi allenamenti non allenano a fare le scelte dinamiche ed interattive vere della partita vera.
Per compensare la scarsa fisicità e preparazione tecnica che patiamo verso ragazzi più forti di noi e preparati sin da piccoli alla pallavolo, dobbiamo lavorare su: I) ricezione in situazione di partita vera – II) azione di difesa del palleggiatore in partita vera – III) azione di difesa della banda in prima linea e, di conseguenza, dei giocatori in posto 5 e 6, in partita vera.
Analizzo meglio i 3 punti.
I) Dobbiamo modificare il nostro sistema di ricezione, passando alla ricezione a 4 in modo che venga coinvolto anche il giocatore che parte da posto 4. Di fatto, in partita, quella a 4 è la disposizione per ricezione che ci dà più sicurezza, che coinvolge maggiormente la squadra e che allena maggiormente tutti i componenti della squadra alla ricezione, sia dal lato tecnico, sia dal lato dell’affiatamento reciproco.
Quando Sonia è in posto 5, 6 o 1, chiama sistematicamente aiuto in ricezione (e fa bene e l’ho apprezzata a Lissone per questo!!!) e quindi già in queste occasioni riceviamo sistematicamente in 4.
La ricezione a 4 rende più difficile per gli avversari “mirare” il giocatore in quel momento più debole o più in defiance. A Lissone la ricezione a 4 ci ha permesso di uscire da alcune situazioni di stallo e di riconquistare la battuta. L’allenamento alla ricezione deve avvenire in condizioni di partita: è inutile allenarsi in situazioni e spazi che non riguardano la partita.
BISOGNA ALLENARSI A RICEVERE IN 4 ED IN CONDIZIONE DI PARTITA, CON SPAZI, TEMPI ED INTERAZIONI CHE POI SI VERIFICANO ANCHE IN PARTITA.
Per come giochiamo noi e per come è ancora poco organizzata e poco complessa la nostra fase di attacco, non ha alcuna utilità tenere il giocatore di posto 4 attaccato alla rete, fermo, in posizione di attesa, mentre la squadra avversaria batte.
II) Dobbiamo allenare in situazione di partita le posizioni di difesa del palleggiatore. IL PALLEGGIATORE NON E’ UN PRIVILEGIATO: O MURA CONTRO LA BANDA AVVERSARIA CON LA STESSA INTENSITA’ CON CUI LO FAREBBE UN CENTRALE, O, SE IL PALLEGGIATORE STESSO NON SI REPUTA IDONEO AL MURO, SI LEVA DALLA RETE, LASCIA AL CENTRALE TUTTO LO SPAZIO PER IL MURO, E DIFENDE META’ DELLA LINEA DEI TRE METRI.
LA LINEA DEI TRE METRI E LA ZONA DIETRO IL MURO DIVENTANO DI SUA STRETTA COMPETENZA ED EGLI LE DIFENDE DA PALLONETTI E RIMBALZI VARI. NON ESISTE CHE IL PALLEGGIATORE STIA IMMOBILE A GUARDARE IL CENTRALE CHE SALTA O, PEGGIO, CHE STIA IMMOBILE NEI PRESSI DELLA RETE SENZA ESSERSI ACCORDATO CON IL CENTRALE SU CHI MURA LA BANDA AVVERSARIA.
III) Dobbiamo allenare in situazione di partita le posizioni dei giocatori che si travono in posto 4, 5 e 6. LA BANDA DI PRIMA LINEA CHE SI TROVA IN POSTO 4 IN FASE DI DIFESA DEVE CONTROLLARE UNA PORZIONE DI CAMPO CHE LE PERMETTA SI’ DI COPRIRE LE RARE SCHIACCIATE IN DIAGONALE STRETTA MA, SOPRATTUTTO, DEVE COPRIRE LA SUA META’ DELLA LINEA DEI TRE METRI DA PALLONETTI O RIMBALZI VARI.
IL GIOCATORE DI POSTO 5 COPRIRA’ IL CAMPO NON MOLTO LONTANO DAL GIOCATORE DI POSTO 4 E STARA’ ATTENTO IN PARTE ALLE PALLACCE CHE RIMBALZANO A META’ CAMPO E IN PARTE ALLE SCHIACCIATE VERE.
SOLO AL CENTRALE IN POSTO 6 SPETTERA’ LA COPERTURA DEGLI ATTACCHI FORTI E LUNGHI, CHE IN PARTITA SONO DAVVERO POCHI.
IN PARTITA, CONTRO LE SQUADRE CHE POSSIAMO BATTERE, POCHISSIMI PALLONI CADONO NELLA NOSTRA META’ CAMPO SOTTO FORMA DI ATTACCHI FORTI E LUNGHI: QUASI TUTTI SONO PALLONETTI, PALLACCE O ATTACCHI LUNGHI MA TIPO PALLEGGIO, RECUPERABILI CORRENDO INDIETRO.
INOLTRE, NEL FINALE DI SET, NEI PUNTI DECISIVI, CONTRO LE SQUADRE ALLA NOSTRA PORTATA, GLI ATTACCHI FORTI E LUNGHI NON SI VERIFICANO MAI.
IN GENERALE POI, CONTRO FORMAZIONI ALLA NOSTRA PORTATA, DI ATTACCHI LUNGHI E FORTI IN LUNGOLINEA CHE CADONO POCO DENTRO I 9 METRI, CE N’E’ DAVVERO POCHI.
UN CENTRALE IN POSTO 6, IN FONDO AL CAMPO, PRONTO A SCATTARE E CHE NON SI DEVE PREOCCUPARE DEI 3 METRI E DEI 4 METRI DI CAMPO GIA’ ABBONDANTEMENTE COPERTI DAI GIOCATORI IN POSTO 4, 5 E 1, PUO’ DIFENDERE GLI ATTACCHI LUNGHI CHE E’ LECITO ASPETTARSI CHE SIANO DIFESI. I POCHI COLPI DA CAMPIONE DEGLI AVVERSARI ANDRANNO A PUNTO, LE PALLE NORMALI SARANNO DIFESE.
CARI COMPAGNI DI SQUADRA