Pensieri Profondi

PENSIERI PROFONDI
«Ho controllato molto approfonditamente e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda». (Pensiero Profondo)

29/09/13

Il Re di Pietra

Lunedì 2 Settembre
Siamo al Pian del Re (2020m), alle sorgenti del fiume Po, punto di partenza del nostro cammino.
Monviso dal Pian del Re
Da Crissolo (1318m) si arriva qui con una comoda strada asfaltata e ciò agevola il turismo di montagna… in auto! Ma fatti poche decine di metri in salita, ecco il silenzio e la solitudine delle montagne. Qui resta solo chi come noi ha voglia di faticare per avvicinare il Re di Pietra, il Gigante delle Cozie, il Monviso (3841m).
Oggi ci aspetta una tappa corta (circa 5km con un dislivello in salita di 700m): saliamo velocemente su un sentiero non ripido ma insidioso a causa del fondo pietroso e sconnesso. Questa è la valle del Po ed è, oltre alla piramide perfetta e maestosa del Viso, l’acqua che domina il paesaggio: lingue di neve, laghetti (il limpidissimo Lago Fiorenza, l’azzurro Lago Chiaretto), ruscelli, sorgenti, cascatelle e ovunque incontrastato il rumore dell’acqua che scorre in superficie o nascosta tra i massi.
Si sale dolcemente e, quasi senza accorgercene, rimontiamo la grande morena detritica tra la mole del Monviso e i lastroni del Viso Mozzo, fino al Colle del Viso (2650m), dove ci troviamo improvvisamente davanti al Lago Grande di Viso e al Rifugio Quintino Sella. E qui piano piano si raccolgono tutti gli escursionisti che stanno affrontando il Giro del Viso e tutti gli scalatori che domani affronteranno la scalata della via normale del Viso.
L’aria è fredda (ha piovuto forte in mattinata), ma il rifugio è caldo (in tutti i sensi): doccia calda, cena abbondante (anche troppo: pasta, polenta e salsicce, tiramisù…) e di corsa a nanna, domani la giornata sarà lunga: ci aspettano 15 km di marcia con 1000m di dislivello in discesa e 800m in salita.

Martedì 3 Settembre
La giornata è splendida. Abbondante colazione alle 7 ed alle 8 siamo già in marcia, salutati da un gruppo di camosci. Gli scalatori sono già partiti da almeno 2 ore, mentre gli escursionisti partono ora, a scaglioni: abbiamo davanti 3 francesi, dietro un solitario italiano; i francesi vanno veloce e in breve ci distanziano, mentre l’italiano probabilmente si ferma e lo perdiamo di vista. Stiamo camminando su un sentiero pianeggiante che avanza serpeggiando fra massi, lastroni, dirupi detritici e pietraie in una vasta depressione rocciosa, soli in un paesaggio quasi alieno. E dopo il Passo di San Chiaffredo (2764m), costeggiamo alcuni stagni di acqua ferma, sulle sponde dei quali troviamo un’inquietante distesa di pile di sassi e lastre di pietra (i cosiddetti ometti) di ogni forma e dimensione: sembra veramente di stare attraversando le Paludi Morte nella Terra di Mezzo… e inconsciamente acceleriamo il passo.
Viso di Vallanta
Scendiamo ora ripidamente in una stretta ed impressionate gola rocciosa e improvvisamente il paesaggio si trasforma: sbuchiamo in una splendida foresta di larici, il Bosco dell’Alevè, nella quale continuiamo lungamente a scendere, fino al fondo del vallone di Vallanta (1910m).
Siamo stanchi, sono già 6 ore che siamo in marcia, ma ci aspetta ancora la parte più faticosa: la salita nella valle erbosa fino a raggiungere il rifugio Vallanta (2450m), sovrastato ad est dalle grandi placche rocciose della maestosa parete del Viso di Vallanta.
Il rifugio è pieno, una babele di lingue che si mescolano, in cui dominano l’italiano (nelle sue varianti piemontesi, liguri e lombarde), il francese e il tedesco. Una calda intimità lo pervade e accade di vedere un escursionista francese che parla in inglese ad un tedesco, raccontando di sua figlia…
Alle 21 ci stiamo già preparando per la notte, parlando di progetti futuri, desideri e sogni: Fabi non risponde a una domanda, mi volto verso di lei, sta già dormendo... La camerata è piena e le finestre restano aperte per cambiare aria ed è stupendo dormire con il pile addosso, infilati nel sacco a pelo ed avvolti in una pesante coperta di lana, ma respirando l’aria frizzante della notte.
Ed alle 7 ci si sveglia riposati e pronti per l’ultima tappa: altri 15km, con 800m di dislivello in salita e ben 1300m in discesa.

Mercoledì 4 Settembre
Saliamo subito, non ripidamente ma costantemente, accompagnati questa volta dalle marmotte, fino al Passo di Vallanta (2811m) stretta sella che segna il confine fra Italia e Francia. E subito in ripida discesa lungo impegnativi e pericolosi pendii detritici, tagliati da lingue di neve ghiacciata nella Vallèe du Guil. E mentre il sole, fino ad ora nascosto dietro la gigantesca mole del Monviso, finalmente sorge, raggiungiamo il Lac Lestio (2510m) e, sempre accompagnati dalle marmotte, attraversiamo i pendii erbosi del fondovalle fino a raggiungere il Refuge du Mont Viso (2460m). Breve pausa («Bonjour, pourrais-je avoir un thé chaud?» «Dans la théière?»… O_o) e si riparte in salita in un vallone laterale, in un ambiente sempre più aspro e roccioso, risalendo verso il Colle delle Traversette (2950m). Si dice che di qui passò Annibale con le sue armate per attaccare Roma alle spalle e sembra quasi di vedere l’esercito cartaginese con i suoi elefanti africani risalire in fila ordinata questi ripidi pendii… Saliamo lentamente e faticosamente, mentre in alto sopra di noi due stambecchi si muovono agili.
Monviso dalla Valle del Guil
Poco sotto il passo si apre il Buco di Viso una galleria artificiale di 100m di lunghezza scavata alla fine del 1400 per permettere alle carovane che trasportavano il sale e le mercanzie fra Francia e Italia di effettuare un percorso alternativo al pericoloso Colle delle Traversette: via cappelli e occhiali da sole, fuori le torce elettriche e ci infiliamo nella bassa galleria (ma come facevano a passare i muli?). E dal sole del versante francese ci ritroviamo avvolti dalle nuvole basse sul versante italiano.
Le salite sono finite, si scende! Prima ripidamente in canali e pendii detritici, poi dolcemente fra pascoli e terrazze erbose, fino a giungere nuovamente al Pian del Re.
Si ritorna a casa, stanchi ma soddisfatti, dopo un vero trekking, in un ambiente incontaminato, senza strade né piste da sci o impianti di risalita, toccato soltanto marginalmente dalla mano dell’uomo. Solo la montagna, in tutti i suoi aspetti e, incontrastato, il Re di Pietra…

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Il Monviso è la vetta più alta delle Alpi Cozie e la sua mole, così nettamente dominante rispetto alle cime vicine, lo rende evidente e visibile praticamente da ogni punto della pianura. Cima spettacolare e complessa, dal roccioso versante orientale, simile ad una piramide quasi perfetta, a quello occidentale, costituito da severe placche rocciose, a quelli settentrionale e nordoccidentale, incisi da vertiginosi canaloni e ghiacciai pensili.

Il Giro del Viso fu effettuato per la prima volta nel luglio del 1839 da James David Forbes, professore di filosofia naturale all'Università di Edimburgo. Forbes, accompagnato da una guida locale, partì dalla Valle del Guil e salì al Colle delle Traversette, poi aggirò a oriente il Monviso, più o meno lungo il percorso attuale del Giro classico del Monviso. Infine rientrò nella Valle del Guil attraverso il Passo di Vallanta, impiegando circa 16 ore di marcia, tutte concentrate in un solo giorno.

2 commenti:

14 Sara ha detto...

Wow.... che bello questo racconto Max, sembra quasi di essere stati li con voi...
Penso che certe emozioni solo la Montagna (con la M maiuscola) sia in grado di regalarle...

11 Rocco ha detto...

dopo tante fatiche,
quelle cime nemiche,
conquistando quel monte,
ci ricevono a fronte
e ci fanno buon viso
con un dolce sorriso!