Pensieri Profondi

PENSIERI PROFONDI
«Ho controllato molto approfonditamente e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda». (Pensiero Profondo)
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13/07/14

L'arbitro quantistico

9 commenti
Complimenti a Laura e Daniele, i nostri nuovi arbitri!! Bravissimi!!!

Ma ricordate: il patentino da arbitro è solo il primo passo, il difficile viene adesso... Vi conviene cominciare a studiare un po' di fondamenti di meccanica quantistica, non si sa mai ;-)


PS: liberamente ispirato ad una striscia di «Sandra and Woo» di Novil e Powree.

07/07/13

Le stars degli All Stars

0 commenti
Finito il torneo Open Volley Attack 3 di Cologno Monzese, è tempo di consuntivi, di riflessioni, di proponimenti e progetti e di... premiazioni!
È quindi con grande piacere che vado a nominare ufficialmente i giocatori più meritevoli del torneo, le vere "Stars degli All Stars".

Il premio «Stakanov 2013», al giocatore che ha giocato più palloni, con 307 palle giocate su 1953, più di 25 palle giocate a set, è assegnato a DANIELE #5

Il premio «Penso Positivo», al giocatore con l’indice di positività più alto, con l’81% di palle giocate positivamente, è assegnato a FABIANA #17

Il premio «Monsieur Efficacité», al giocatore più efficace e performante, con un’efficienza globale del 29%, è assegnato a PATRICE #6

Il premio «Er Bombarolo», al miglior realizzatore del torneo, con 45 punti realizzati su 180, pari al 25% del totale, è assegnato a JOSÈ #9

Bravissimi ai vincitori, ma bravi a tutti gli All Stars che hanno giocato, sudato, sofferto, gioito in quel di Cologno, per loro, per noi, per tutti... per la squadra!

01/04/13

Google Olezzo: la nuova APP per "annusare" il WEB

6 commenti
Il senso dell'olfatto è stato l'unico finora trascurato sul web.

Ma da oggi, con una nuova applicazione dell'azienda di Mountain View, potremo avvertire gli odori dai device hi-tech che utilizziamo. Per la gioia dei tuoi sensi potrai andare oltre la digitazione, le parole e i gesti grazie a questa sensazionale rivoluzione.

Ecco come scoprire gli aromi: il Google Aromabase contiene oltre 15 milioni di sentibyte. Google Olezzo BETA  sfrutta tecnologie nuove ed esistenti per offrire l’esperienza olfattiva più intensa che sia oggi disponibile. 

Google Olezzo BETA sarà il tuo sommelier personale su Internet: immagini, descrizioni e aromi sono abbinati accuratamente nelle schede del Knowledge Graph.

La funzione di rilevamento dell’odore ambientale di Android raccoglie gli odori attraverso il sistema operativo mobile più sensibile al mondo.
Compatibile con l’alta risoluzione di SMELLCD™ 1.8 e versioni successive per odori precisi e controllati.



30/06/11

Ripartiamo da Lissone e alleniamoci come si deve

4 commenti
Tutto ciò che segue era in origine un commento al bellissimo post di Rocco. Ma, nello scrivere i miei complimenti al coach di Lissone, mi sono venute in mente un altro paio di cose…

CARO ROCCO, COSA E’ SUCCESSO CON ROCCO!

Durante il torneo di Lissone Rocco ha ricoperto il ruolo di coach e di capitano in maniera personale. La direzione di Rocco è risultata coinvolgente per tutti noi.

Non so se è stato tutto merito, tutta strategia di Rocco o se, almeno parzialmente, gli eventi hanno preso da soli una certa piega. Tuttavia, a Lissone, è molto migliorato il punto (b) della mia analisi sul torneo di Pagnano.

Là avevo scritto: “gli All Stars Volley sono agonisticamente meno competitivi anche rispetto alle formazioni che si presentano al torneo con giocatori di simile livello fisico e tecnico”. Quello che è successo a Lissone è che tutti, davvero tutti, hanno parlato, incitato, chiamato la palla, chiesto aiuto e, all’occorrenza, gridato, affinché la palla non cadesse nel nostro campo.

La assenze contemporanee di Pat, di Luca e di Max hanno inconsciamente stimolato ciascun componente degli All Stars. Avendo come unica guida i modi soffusi di Rocco e le sue semplici consegne, tutti i giocatori hanno dato di più. Forse a favore di Rocco ha giocato prepotentemente la forte componente d’affetto che tutti noi proviamo per lui e la voglia di non lasciarlo solo. Quale che sia stata la reale causa, DI FATTO TUTTI NOI ABBIAMO GIOCATO CON MAGGIORE RESPONSABILITA’ ED AGONISMO RISPETTO A PAGNANO.

Nel post su Pagnano suggerivo: “Anche la squadra senza il coach troverà in essa la forza di organizzarsi in campo e di organizzare i cambi con la cura di far giocare tutti i componenti con lo stesso minutaggio ma con l’obiettivo di arrivare per prima al 25. Entrambe le squadre, anche se diverse ogni sera, giocheranno col desiderio di vincere. Così facendo I GIOCATORI ALLENERANNO LA LORO TESTA A VIVERE LE SITUAZIONI AGONISTICHE E A COMPORTARSI COME SQUADRA.” Questo è esattamente quello che è successo a Lissone il 25 ed il 26 di giugno.

Scrivo tutto questo non per dire che è meglio andare ai tornei senza Patrice, ovvio.

Lo scrivo per dire ciò.

Ci sono meccanismi agonistici che, se attivati nella maniera corretta, fanno giocare meglio e accomunano i giocatori nella direzione di un obiettivo: arrivare al 25 prima della squadra avversaria.

Mi ha fatto davvero piacere vedere che tutti noi siamo molto stanchi di perdere quasi tutti i set che giochiamo nei tornei.

Un po’ la nostra testa è cambiata, l’approccio verso le partite è mutato. La squadra ha capito che GIOCARE CON IL SORRISO VUOL DIRE GIOCARE DANDO IL MASSIMO E CON L’OBIETTIVO DI ARRIVARE AL 25. Le risate, i momenti di divertimento, la battute di spirito, si aggiungono alla componente agonistica e la arricchiscono. Non possono prenderne il posto.

Se lo sport viene privato della sua naturale componente agonistica, nessuna squadra che lo pratica può agire come tale.

GIOCARE CON IL SORRISO VUOL DIRE PER PRIMA COSA GIOCARE DANDO IL MASSIMO E CON L’OBIETTIVO DI ARRIVARE AL 25. IL RESTO, PRIVO DI QUESTA PREMESSA, E’ ARIA FRITTA.

CARO COACH CHE NON C’ERI, ECCO COSA SI PUO’ FARE ADESSO!

Riguardo l’aspetto tecnico e fisico, punto (a) del mio post su Pagnano, quest’ultimo torneo ha evidenziato che la nostra squadra è ancora davvero inferiore rispetto alla media delle formazioni che si presentano ai tornei.

Purtroppo, il nostro coach Patrice, suo malgrado, non ha avuto la possibilità di essere presente ai tornei di Pagnano e di Lissone e dunque non ha potuto vedere un confronto “live” tra la nostra squadra e le altre squadre che partecipano ai tornei cui noi regolarmente ci iscriviamo.

Essendo io stato presente sul campo a Pagnano e a Lissone sono convinto della bontà dei suggerimenti che ora leggerete.

Gli All Stars non sono ancora pronti per passare allo schema di gioco con l’opposto e con un unico alzatore.

Gli All Stars devono perfezionare uno schema di gioco semplice ma completamente condiviso, al fine di far muovere i giocatori senza dubbi e senza che ci siamo occasioni nelle quali qualcuno stia li fermo ad attendere gli eventi.

Gli esercizi sui fondamentali vanno bene nella fase di lavoro del singolo.

Invece dobbiamo dare una svolta agli allenamenti collettivi.

Allenamenti collettivi e dinamici con spazi condivisi diversi dall’intero campo di pallavolo e con formazioni diverse dal 6 contro 6 non servono a niente. Questi allenamenti non allenano a fare le scelte dinamiche ed interattive vere della partita vera.

Per compensare la scarsa fisicità e preparazione tecnica che patiamo verso ragazzi più forti di noi e preparati sin da piccoli alla pallavolo, dobbiamo lavorare su: I) ricezione in situazione di partita vera – II) azione di difesa del palleggiatore in partita vera – III) azione di difesa della banda in prima linea e, di conseguenza, dei giocatori in posto 5 e 6, in partita vera.

Analizzo meglio i 3 punti.

I) Dobbiamo modificare il nostro sistema di ricezione, passando alla ricezione a 4 in modo che venga coinvolto anche il giocatore che parte da posto 4. Di fatto, in partita, quella a 4 è la disposizione per ricezione che ci dà più sicurezza, che coinvolge maggiormente la squadra e che allena maggiormente tutti i componenti della squadra alla ricezione, sia dal lato tecnico, sia dal lato dell’affiatamento reciproco.

Quando Sonia è in posto 5, 6 o 1, chiama sistematicamente aiuto in ricezione (e fa bene e l’ho apprezzata a Lissone per questo!!!) e quindi già in queste occasioni riceviamo sistematicamente in 4.

La ricezione a 4 rende più difficile per gli avversari “mirare” il giocatore in quel momento più debole o più in defiance. A Lissone la ricezione a 4 ci ha permesso di uscire da alcune situazioni di stallo e di riconquistare la battuta. L’allenamento alla ricezione deve avvenire in condizioni di partita: è inutile allenarsi in situazioni e spazi che non riguardano la partita.

BISOGNA ALLENARSI A RICEVERE IN 4 ED IN CONDIZIONE DI PARTITA, CON SPAZI, TEMPI ED INTERAZIONI CHE POI SI VERIFICANO ANCHE IN PARTITA.

Per come giochiamo noi e per come è ancora poco organizzata e poco complessa la nostra fase di attacco, non ha alcuna utilità tenere il giocatore di posto 4 attaccato alla rete, fermo, in posizione di attesa, mentre la squadra avversaria batte.

II) Dobbiamo allenare in situazione di partita le posizioni di difesa del palleggiatore. IL PALLEGGIATORE NON E’ UN PRIVILEGIATO: O MURA CONTRO LA BANDA AVVERSARIA CON LA STESSA INTENSITA’ CON CUI LO FAREBBE UN CENTRALE, O, SE IL PALLEGGIATORE STESSO NON SI REPUTA IDONEO AL MURO, SI LEVA DALLA RETE, LASCIA AL CENTRALE TUTTO LO SPAZIO PER IL MURO, E DIFENDE META’ DELLA LINEA DEI TRE METRI.

LA LINEA DEI TRE METRI E LA ZONA DIETRO IL MURO DIVENTANO DI SUA STRETTA COMPETENZA ED EGLI LE DIFENDE DA PALLONETTI E RIMBALZI VARI. NON ESISTE CHE IL PALLEGGIATORE STIA IMMOBILE A GUARDARE IL CENTRALE CHE SALTA O, PEGGIO, CHE STIA IMMOBILE NEI PRESSI DELLA RETE SENZA ESSERSI ACCORDATO CON IL CENTRALE SU CHI MURA LA BANDA AVVERSARIA.

III) Dobbiamo allenare in situazione di partita le posizioni dei giocatori che si travono in posto 4, 5 e 6. LA BANDA DI PRIMA LINEA CHE SI TROVA IN POSTO 4 IN FASE DI DIFESA DEVE CONTROLLARE UNA PORZIONE DI CAMPO CHE LE PERMETTA SI’ DI COPRIRE LE RARE SCHIACCIATE IN DIAGONALE STRETTA MA, SOPRATTUTTO, DEVE COPRIRE LA SUA META’ DELLA LINEA DEI TRE METRI DA PALLONETTI O RIMBALZI VARI.

IL GIOCATORE DI POSTO 5 COPRIRA’ IL CAMPO NON MOLTO LONTANO DAL GIOCATORE DI POSTO 4 E STARA’ ATTENTO IN PARTE ALLE PALLACCE CHE RIMBALZANO A META’ CAMPO E IN PARTE ALLE SCHIACCIATE VERE.

SOLO AL CENTRALE IN POSTO 6 SPETTERA’ LA COPERTURA DEGLI ATTACCHI FORTI E LUNGHI, CHE IN PARTITA SONO DAVVERO POCHI.

IN PARTITA, CONTRO LE SQUADRE CHE POSSIAMO BATTERE, POCHISSIMI PALLONI CADONO NELLA NOSTRA META’ CAMPO SOTTO FORMA DI ATTACCHI FORTI E LUNGHI: QUASI TUTTI SONO PALLONETTI, PALLACCE O ATTACCHI LUNGHI MA TIPO PALLEGGIO, RECUPERABILI CORRENDO INDIETRO.

INOLTRE, NEL FINALE DI SET, NEI PUNTI DECISIVI, CONTRO LE SQUADRE ALLA NOSTRA PORTATA, GLI ATTACCHI FORTI E LUNGHI NON SI VERIFICANO MAI.

IN GENERALE POI, CONTRO FORMAZIONI ALLA NOSTRA PORTATA, DI ATTACCHI LUNGHI E FORTI IN LUNGOLINEA CHE CADONO POCO DENTRO I 9 METRI, CE N’E’ DAVVERO POCHI.

UN CENTRALE IN POSTO 6, IN FONDO AL CAMPO, PRONTO A SCATTARE E CHE NON SI DEVE PREOCCUPARE DEI 3 METRI E DEI 4 METRI DI CAMPO GIA’ ABBONDANTEMENTE COPERTI DAI GIOCATORI IN POSTO 4, 5 E 1, PUO’ DIFENDERE GLI ATTACCHI LUNGHI CHE E’ LECITO ASPETTARSI CHE SIANO DIFESI. I POCHI COLPI DA CAMPIONE DEGLI AVVERSARI ANDRANNO A PUNTO, LE PALLE NORMALI SARANNO DIFESE.

CARI COMPAGNI DI SQUADRA

Spero che questa mia analisi degli avvenimenti di Lissone e delle possibili attività di miglioramento possa essere utile. Come al solito, l’importante è non fare finta di nulla alla luce delle esperienze accumulate ma, bensì, cercare insistentemente ciò che può farci migliorare.

08/06/11

Una proposta per migliorare

18 commenti

Pagnano 2011 ha evidenziato che:

(a) gli All Stars Volley non hanno mediamente la forza fisica ed il livello tecnico dei giocatori delle squadre appositamente costituite per affrontare il torneo

(b) gli All Stars Volley sono agonisticamente meno competitivi anche rispetto alle formazioni che si presentano al torneo con giocatori di simile livello fisico e tecnico.

Per quanto riguarda il punto (a) possiamo fare poco. Pallavolisti di medio/discreto livello di 20/25 anni o pallavolisti a suo tempo già tesserati, singolarmente avranno spesso la meglio su semplici amatori.

Per quanto riguarda il punto (b) possiamo invece fare molto.

POSSIAMO ALLENARE LA NOSTRA TESTA A VIVERE LE SITUAZIONI AGONISTICHE E ALLENARE I GIOCATORI A COMPORTARSI COME SQUADRA.

Se vogliamo migliorare non possiamo non cambiare nulla.

Se vogliamo migliorare non possiamo far finta di niente.

La mia proposta per gli allenamenti a venire è questa.

La prima parte del lunedì sera sarà dedicata al riscaldamento e al ripasso dei fondamentali, sarà gestita come sempre da Patrice. Sarà questa prima ora ad essere eventualmente decurtata in caso di briefing, comunicazioni, festeggiamenti, accadimenti vari.

La seconda ora, scrupolosamente un’ora intera e mai un minuto di meno, sarà dedicata a partite vere al 25. In queste partite ci saranno due squadre differenti, con due roster diversi e Patrice giocherà, se vuole, e farà parte di una sola di esse. Anche la squadra senza il coach troverà in essa la forza di organizzarsi in campo e di organizzare i cambi con la cura di far giocare tutti i componenti con lo stesso minutaggio ma con l’obiettivo di arrivare per prima al 25. Entrambe le squadre, anche se diverse ogni sera, giocheranno col desiderio di vincere. Così facendo I GIOCATORI ALLENERANNO LA LORO TESTA A VIVERE LE SITUAZIONI AGONISTICHE E A COMPORTARSI COME SQUADRA. A Patrice spetterà il compito di suddividere i giocatori in due roster e magari, qualche volta, per migliorare la capacità di adattamento e la grinta di ciascuno di noi, potrà creare squadre non sempre perfettamente equivalenti.

Vi prego di accettare questa mia proposta, magari di criticarla o perfezionarla ma comunque vi prego di proporre qualcosa che abbia l’obiettivo di ALLENARE LE NOSTRE TESTE A VIVERE LE SITUAZIONI AGONISTICHE E ALLENARE I GIOCATORI A COMPORTARSI COME SQUADRA.

30/06/10

Una squadra e due anime

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Come afferma Max, nel commento al precedente post, a Lissone sono emerse, chiare ed evidenti, le due anime della pallavolo amatoriale: l’anima goliardica e l’anima agonistica. Entrambi gli aspetti, entrambi i sapori del nostro sport preferito, in questa incredibile manifestazione di 24 ore, sono stati portati alla luce. La goliardia e l’agonismo, in virtù della loro anarchica compresenza, sono stati motivo evidente di felicità e fonte di inevitabili contraddizioni.

La felicità, dicevo. Riconosco ancora la sensazione di gioia e di spensieratezza che ho provato sabato mattina. Sento ancora addosso il clima di festa e di gioco che si è materializzato intorno a me appena sono arrivato con Luca nell’accampamento della nostra squadra. Giunto nell’oratorio di Lissone, i volti di Patrice e di Claudia, che ci accoglievano, erano colmi di allegria. I loro occhi cercavano i nostri per quel naturale bisogno che hanno gli amici di sentirsi vicino, di sentirsi in risonanza, di sentirsi coinvolti in una partecipazione  di emozioni. Ho percepito in loro, e poi in me, mentre vedevo arrivare un po’ alla volta tutti gli altri All Stars, un bisogno di condivisione ed un senso di appartenenza che (non ridetemi dietro!) ho provato pochissime volte nella mia vita.  Ragazzi, vi vedevo arrivare, vi vedevo prendere posto nell’evento che stava nascendo, ed ero strafelice di condividere con voi quello che tutti avevamo portato a Lissone in eguale quantità: la voglia di vivere un’avventura insieme.

Ognuno di noi è stato attore di questa condivisione di emozioni secondo la sua indole e le sue attitudini. E, per quello che riguarda il lato goliardico ed emotivo del nostro volley, la diversità è il nutrimento ideale del divertimento. Fatemi fare un po’ il liceale: Pirandello diceva che l’umorismo si sviluppa in virtù di due fasi: prima c’è “l’avvertimento del contrario” e poi c’è “il sentimento del contrario”. Se siamo capaci di andare oltre la diffidenza e di andare oltre il semplice avvertimento del contrario, oltre la sorda percezione della diversità, ridiamo e godiamo gli uni degli altri. Siccome siamo diversi e siccome non esiste un modo matematico di incastrarci e di cucirci addosso gli uni sugli altri, finisce che ci divertiamo. Proviamo sentimento per il nostro essere diversi in maniera armoniosa. Andiamo per tentativi, cerchiamo di avvicinarci con lo spirito giusto. Procediamo tentando di comprenderci e ridendo di noi e con noi. Sembra incredibile ma è esattamente quello che accade. Ero così fiero venerdì sera di avere avuto l’idea di comprare all’ Iper uno zerbino da mettere davanti alla super tenda di Claudia, per evitare che troppo sporco raccolto dal terreno di gioco la imbrattasse. Quello che ho ottenuto è stato soltanto, dopo che Claudia ha visto il mio acquisto, la sua più fragorosa risata che le ho mai visto fare. E' stato bellissimo. Evidentemente trovava troppo infantile e troppo innocente il gesto che avevo fatto e rideva. Rideva, sì. Rideva del mio acquisto per la sua tenda. E cosa c’è di più magico?

Però, tutto questo, non funziona quando entra in gioco l’agonismo. Quando si è in partita alcune diversità non sono compatibili con l’armonia del gruppo. Ovviamente non sto parlando delle diversità di altezza o di velocità o di elevazione o di potenza. E’ normale che ci siano queste diversità ed è un bene che ci siamo, perché altrimenti non potremmo giocare tutti insieme: uomini e donne, sbarbati ed egregi signori. In partita,  però, altre diversità non possono evidenziarsi oltre un certo limite di tolleranza.  Essere in campo e percepire sufficienza o scazzo nel comportamento altrui fa del male alla squadra, all’umore e alla prestazione del singolo giocatore.

Non devono esistere differenze apprezzabili in almeno 3 livelli di adesione al gioco: quello di concentrazione, quello di coinvolgimento e quello di volontà di migliorarsi. Potrei scrivere tanto a tal proposito ma finirei col parlare di ruoli e quindi, inevitabilmente, di persone. Questo però non è di mia competenza. E’ compito di Pat far giocare in partita chi ha voglia di giocare con concentrazione, chi ha voglia di buttare il cuore oltre l’ostacolo e chi ha voglia di mettersi in discussione e di migliorarsi un pochino ogni volta. Io, sicuramente, per quelle che sono le mie difficoltà, i mie limiti e le mie carenze, quando sono sovraeccitato  dagli eventi, porto in squadra disagi e atteggiamenti a volte fastidiosi. Però esistono in partita atteggiamenti diametralmente opposti, atteggiamenti di indolenza, che sono sì meno rumorosi, ma che fanno altrettanto male alla squadra e che vanno anch’essi gradualmente eliminati.

Sono sicuro che tutti voi sapete cosa significa, per il nostro benessere e per il nostro umore, tornare alla base dopo una vittoria e tornarci invece dopo una sconfitta. Non avete voglia di giocare meglio e di vincere, tutti insieme, qualche partita in più? Non avete voglia di essere più felici? Proviamoci! Patrice, proviamoci! Forse, un giorno, risolte certe indolenze, smetteremo di vedere la palla cadere 15 volte a set su quella maledetta linea dei 3 tre metri. Linea che, chissà perché, nessuno, negli All Stars, pensa di dover difendere.

31/05/10

Gli eroi

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E’ lunedì sera e scrivo ad un giorno di distanza dall’epica avventura che abbiamo vissuto a Pagnano. Sono nel soggiorno di casa mia e ho tutta la sera per provare a dare una sequenza intellegibile all’orda di pensieri che ieri, ora dopo ora, si è impossessata di me. Una mandria scatenata di riflessioni ed emozioni ha preso dimora nella mia testa e, ancora adesso, a fatica, decanta e precipita lentamente in quella cosa che comunemente viene chiamata esperienza.
In questi mesi è successo qualcosa. Qualcosa di importante che ha coinvolto tutti noi, cari All Stars. Gli affetti di sempre, le attenzioni che riserviamo alle persone care, sono ora affiancati da tutta un’altra categoria di moti d’animo. In un angolino della nostra testa ci sono ora anche i moti d’animo inerenti le vicissitudini della squadra degli All Stars Oreno. Gli allenamenti, le risate, le mangiate, le ricorrenze, le amichevoli, i tornei, le baruffe, i chiarimenti, le “sportellate”, gli abbracci, le gioie, le esaltazioni, i compromessi, le urla, tutti i frammenti di vita di questi incredibili mesi pallavolistici si sono depositati, come in un magico ©Tetris, e hanno creato un letto di stati emozionali condivisi. Non so quantificare quanto sto per scrivere poichè non c’è un’unità di misura della conoscenza reciproca. Ma penso sia condivisibile che ormai, cari All Stars, sappiamo chi siamo. Quel miscuglio di cose sopra elencate è il terreno nel quale, probabilmente, prenderanno vita, o hanno già preso vita, delle sane e durature amicizie. Poi, come mi pare sia ormai unanimemente condiviso in palestra, gli amici e gli amici degli amici, formano un gruppo di persone. Ma un gruppo di persone che, non sulla carta, ma nei fatti ed emotivamente, ha saputo darsi dei ruoli e delle gerarchie è, cari All Stars, una squadra.
Ieri abbiamo iniziato il torneo non con due squadre, come potrebbe erroneamente dirsi, ma con due formazioni della stessa squadra. E’ fantastico come Pat e Max siano riusciti a elaborare due sestetti ben equilibrati e come tutta la squadra abbia razionalmente ed emotivamente approvato e sostenuto le scelte iniziali del coach. Quelle non sono solo due formazioni di due alzatori, due centrali e due bande, quelle sono due formazioni di sei modi differenti di agire e di reagire, sei modi di pensare e di muoversi, sei modi di ascoltare e di comunicare. L’un l’altro sappiamo come reagiamo, sia di fronte ad una battuta floating, sia dopo una parola scherzosa, sia dopo un’incazzatura in piena regola. Ormai un po’ ci sopportiamo, un po’ ci facciamo coraggio, un po’ ci mandiamo a quel paese e un po’, quanto è bello dirlo (!), ci vogliamo bene.
Quello che è successo da ottobre a oggi, quello che si è sviluppato partendo dal nucleo di giocatori della stagione 2008/2009 e che ha impreziosito ogni mercoledì del 2009/2010, è il risultato della partecipazione di almeno una trentina di ragazzi, o forse molti di più. Di ragazzi di ogni età, dalla piccola-grande Fabiana (visto come gioca?!) ai nostri amati senior (faccio il bravo, non vi nomino!). Tutti noi abbiamo contribuito a definire, a modellare, l’atmosfera fraterna e magica degli All Stars Oreno. Tutti abbiamo il nostro merito.
Qui, ora, però, ho voglia di citare tutto quello di incredibile che hanno portato con sé dodici giocatori: i dodici eroi di Pagnano.
Se parliamo di incredibile non possiamo non partire dal nostro coach, nonché dall’atleta più talentuoso che abbiamo: Pat sei un grande! Subito dopo gli elogi ed i grazie più sinceri sono per il “nostro papà”: Max, sei stato la più piacevole scoperta di questa squadra. Cristiano è stato invece il colpo di mercato più felice. Cri, sei stato senza dubbio il nostro atleta più solido è più cazzuto di ieri e le gioie chi mi hanno dato i tuoi muri contro gli Scoppiati e le tue parole “col cuore in mano”, dette a me in disparte dopo il nostro primo match, li ricorderò mooolto a lungo. Francy, invece, a te devo gli attimi più lunghi nei quali trattengo il fiato durante le partite. Quando il terzo tocco spetta a te vorrei tanto che quella palla grossa e cattiva si trasformasse per te in una docile pallina da ping pong e mi stupisco ogni volta che rimani in piedi dopo aver difeso qualche siluro dei ragazzi che ti giocano contro. Sara, INCREDIBILE è invece la parola perfetta per definire i muri che hai rifilato in partita ieri ai marcantoni che ti sei trovata di fronte. Vorrei tanto che tu continuassi ad allenarti bene e vorrei tanto che l’entusiasmo ti rimanesse attaccato addosso ancora per mesi e mesi: dacci dentro e le ragazze avversarie te le mangerai a colazione! Rocco, invece, sei un uomo e un paradigma di efficienza. Parole a vuoto: non pervenute. Polemiche: zero. Lamentele: mai viste. Palle messe a terra: beh, quelle, invece, ci sono spesso e volentieri. Grande Rocco. Marina, cara Marina… per te la parola incredibile è associabile a quanto cavolo giochi bene rispetto a quanto poco il lavoro e la schiena ti permettano di allenarti e di giocare con noi. Quest’anno hai fatto, forse, tre o quattro allenamenti, ma nelle amichevoli e nei due tornei del Bruno e di Pagnano hai giocato benissimo. Luca, caro incredibile e speciale amico: se fossimo tutti un po’ più come Luca Villa questo sarebbe davvero un mondo migliore. Sei davvero l’incarnazione dello spirito magico degli All Stars Oreno, tutti ti vogliono bene, tutti si trovano a meraviglia con te e per questo io ti ammiro tantissimo. Elisa, sei l’eleganza in persona, un piccolo concentrato di pallavolo, dalle ricezioni perfette, agli attacchi con rincorsa da filmare e da rivendere in dvd! Vederti giocare è uno spettacolo ed un insegnamento. E per ultime rimangono altre due donne, e ormai due amiche incredibili. Laura e Claudia. Laura mi basta solo nominarla è già mi sembra di essere di nuovo in palestra. Solo a dire “Laura” mi sembra già mercoledì, sono già in compagnia di tutti i tuoi incredibili modi di essere, di parlare, di litigare, di abbracciarmi, di fare i tuoi incredibili commenti su ciò che “ci gira intorno”… fantastico! E poi Claudia… vogliamo parlare di Claudia? Vogliamo dire perché Claudia è incredibile? Ci servirebbero non qualche riga di testo e nemmeno un post… ci vorrebbe un blog intero per spiegare perché Claudia è incredibile!!!
L’ultima parte di questo post la dedico a due amici, due “capitani”, due leader per natura, i due “fari” sportivi degli All Stars. La dedico ancora a Patrice e Massimo.
Patrice, ho ancora nei miei occhi la tua espressione delusa, i tuoi movimenti lenti, la tua sommessa concentrazione, seguenti la sconfitta del terzo incontro. Eri abbattuto per come abbiamo perso male ed eri preoccupato per noi per la dura sfida che ci aspettava nella seconda fase del torneo. Hai agito alla grande! Hai scelto, hai preso una decisione che poteva risultare impopolare ma l’hai fatto nel modo migliore. Io so per certo quanto può essere difficile decidere di cambiare le scelte precedenti, decidere di far giocare “i migliori sei possibili” per la partita che deve venire, lasciare ferme 6 persone per tutto un match, e farlo nella maniera perfetta. La tua scelta è stata condivisa e sostenuta da tutti. Pat, questa è la dimostrazione che tu hai classe. E prima di passare a Max scrivo ancora due righe su di te. Ho visto sul tuo viso GLI OCCHI DELLA TIGRE dopo due tuoi muri contro gli Scoppiati. Ho visto che anche tu vieni sopraffatto dall’adrenalina, esulti stringendo i pugni e ti liberi gridando fuori la rabbia senza guardare nessun volto e mettendo a fuoco la linea dell’orizzonte, come un pazzo, per qualche secondo, proprio come me,  anche se intorno a te hai duecento o più persone. Il buon Dio sa quanto ti ero vicino in quei momenti di esaltazione!!!
Massimo, ho scommesso su di te già nei mesi autunnali ed ho avuto ragione. Tu non lo sai, ma dei nuovi sei stato la scoperta più grande. In quei mesi “preistorici” ogni tanto qualcuno veniva a dirmi che non gli piaceva il tuo modo di precisare sempre le cose… e adesso tutto questo mi sembra irreale… ma all’inizio era così. Tu forse non lo ricordi ma penso di essere stato il primo e metterti il braccio intorno al collo, a percepire come “positivo” tutto quello che dicevi, e a individuarti come “maestro”. Poi i tuoi post, la tua dedizione e la tua precisione per tutto quello che fai, che dici e che scrivi, hanno fatto il resto !!!
Come mi ha detto più volte Claudia nel nostro gruppo ci sono un sacco di persone straordinarie.
Io vi dico, forse temendo di essere un po’ troppo cerimonioso, che nel nostro gruppo non ci sono solo persone straordinarie. Negli All Stars ci sono dei veri eroi.
E intanto, grazie a tutti voi, già adesso mi chiedo: ma fin dove arriveremo?

15/05/10

Entanglement

2 commenti
L'entanglement quantistico o correlazione quantistica è un fenomeno in cui ogni stato quantico di un insieme di due o più sistemi dipende degli stati di ciascuno dei sistemi che compongono l'insieme, anche se questi sono separati spazialmente. Il termine viene a volte reso in italiano con "non-separabilità". [Wikipedia]

FRAMMENTO NUMERO UNO. Alla fine ancora non ho ben capito. Forse si tratta di Max, forse di Rocco. O forse sono entrambi. Fatto sta che qualcuno ogni tanto si diverte a scrivere sul blog e sul “grido” con lo pseudonimo di Pensiero Profondo. E’ nato tutto al tempo di quel post di pseudo fisica pubblicato da Rocco, mi pare. Ciò che ne è derivato è che ogni tanto, a spot, c’è un  qualcuno che si sente in dovere di scrivere perle di saggezze celandosi dietro un’identità astratta. Frammenti di profondità d’animo ed echi di materia grigia sporcano quindi il nostro blog. Lo colorano, gli danno vigore e persistenza.


FRAMMENTO NUMERO DUE. Ero poco più che un ragazzino e avevo scoperto, leggendo un libro che parlava di giochi e di passatempi, quella cosa meravigliosa che è il gioco del go. Pietre bianche, pietre nere, una tavolo di ascisse ed ordinate, tre o quattro semplici regole, che danno vita ad un gioco leggero ma profondo quanto gli scacchi. Affascinante e piacevole quanto un fiaba. Un gioco dall’essenza e dall’apparenza logico matematica, ma che si rivela portatore verità filosofiche. Un passatempo dotto ma così trasparente da potersi gustare anche con un sottofondo di jazz, o rock, o tutto quello che vi può coinvolgere e rilassare. Ne ho parlato a Luca, ne ho parlato nello spogliatoio di Oreno anche con Max. Forse anche con Rocco. E ne ho accennato anche alle ragazze, ma avvertendole, non è roba per voi! E’ roba scacciafiga!

FRAMMENTO NUMERO TRE. Settimana scorsa ho ricevuto il pezzo di carta che aspettavo da un anno. Il nostro pianeta ha percorso miliardi di chilometri, ma rispetto alla profondità del cosmo è tornato là, in quel punto dove l’anno scorso ho lasciato la vecchia ditta per provare una nuova avventura. Questo pezzo di carta dice che non sono più un precario, ho di nuovo un contratto a tempo indeterminato. Marina era fiduciosa, sapeva che mi avrebbero confermato. Quindi, contro ogni scaramanzia, mi ha fatto un regalo prima che mi giungesse ufficialmente la buona notizia… mamma mia… Ma vi pare? Ma sono cose da farsi? La sera del pezzo di carta però, ho finalmente aperto il mio pacchetto. Nascosto da una elegante carta rossa c’era “L’eleganza del riccio”, di Muriel Barbery.

FRAMMENTO NUMERO QUATTRO. Due sono le protagoniste di quel romanzo. Una signora, la portinaia del palazzo, ed una ragazzina, che in quel palazzo abita con la sua famiglia. La ragazzina scrive profonde riflessioni e spesso le numera. Le chiama Pensiero Profondo. E, appunto, li numera. Io non sono arrivato neanche a metà della lettura, ma ho già incontrato il Pensiero Profondo numero 7. Recita così: “Costruisci/la tua vita/la tua morte/queste sono solo/banali conseguenze”.

FRAMMENTO NUMERO CINQUE. Questo pensiero profondo parla del GO. Trascrivo: “…non è l’equivalente giapponese degli scacchi. Se escludiamo il fatto che si gioca su una scacchiera e che due avversari si affrontano con dei pezzi neri e bianchi, non hanno proprio un bel niente in comune. Negli scacchi, per vincere bisogna uccidere. Nel go, bisogna costruire per vivere. […] Lo scopo del gioco non è quello di mangiare l’altro, ma di costruire il territorio più vasto. Per la cattura delle pietre la regola prevede che ci si può suicidare se si tratta di prendere delle pietre avversarie, e che non è assolutamente vietato andare dove automaticamente si è presi.” Tanti anni fa, su quel vecchio libro, che ora ho tra le mie mani, avevo letto: “Il go è il judo della mente, è un tendere alla vittoria non contro l’avversario ma per suo mezzo, è agonismo ed espressione estetica. […] Armonia ed equilibrio, disciplina e controllo, rito e universalizzazione dello spirito; una vittoria schiacciante lascia sgomento il vincitore non meno del vinto e ambedue si compiacciono quando, a partita finita, il go-ban si presenta armoniosamente istoriato di pedine nere e bianche.” 


15/04/10

Allenamenti ed amichevoli

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La serata di ieri è stata per me davvero speciale. Nell’ultima amichevole avevo giocato piuttosto male e quindi durante la settimana ho cercato di prepararmi al meglio. Sono arrivato alla partita forse un po’ teso ma con una gran voglia di fare bene. Quindi, di riflesso, con una gran voglia di divertirmi e di far divertire chi giocava al mio fianco e chi, da bordo campo, tifava. Ho provato a colmare con la grinta e la partecipazione le mie numerose lacune tattiche, tecniche e motorie. Penso, complessivamente, di aver fatto, per questa volta, qualcosa di buono.

Il nostro gruppo è piuttosto unito. Pur essendo in metà di mille siamo in grado di gestire senza problemi il numero di set giocati da ciascuno e le normali arrabbiature della partita. Non c’è differenza tra fanciulle e fanciulli, tra sbarbati e attempati, tra ex pallavolisti e nuovi adepti, tra sportivi nati e impiegati con la pancia, e tra membri anziani e chi, ancora, non avrebbe i giorni per dire “BEH”. Questa è una qualità fantastica del gruppo ALL STARS che spero nessuno verrà mai a sporcare.

E’ giusto, però, che io inviti ancora una volta a riflettere tutti coloro che, per orgoglio o per pigrizia, né hanno un naturale atteggiamento di autocritica né sanno reagire alle sollecitazioni esterne. E questo paragrafetto riguarda un pochino tutti. Potrebbe essere un diverso atteggiamento nei confronti delle novità e degli “sforzi” mentali a far perdere agli ALL STARS alcune stelle. Rischia di rimanere in un angolino chi preferisce lamentarsi, chi non vuole prendere atto che gli ALL STARS non sono quelli che si allenano di mercoledì nel corso dell’ARCI ma sono un qualcosa in più, e chi non accetta le critiche. Lo dico per il bene di chi queste cose le vuole capire.

Se poi, durante gli allenamenti, è ammesso e condivisibile un grado di concentrazione  e di partecipazione con andamento “sinusoidale”, questo, a mio modesto avviso, non è ammissibile in partita. Quando siamo in partita, specialmente in trasferta, tutti noi godiamo di quello che accade intorno a noi e dentro di noi. Fuori c’è la squadra, i colori della maglia, il senso di appartenenza, il gusto dell’avventura con gli amici, i sorrisi, i cinque, gli abbracci, gli incoraggiamenti, i complimenti, le urla di chi tifa, la palla che non cade, i decibel delle schiacciate e i rumori gravi delle murate, fantastico!!! Dentro c’è l’adrenalina, il furore sportivo, le endorfine lungo tutto il torrente circolatorio, la grinta che vuole esplodere fuori dagli occhi, ed il nostro cuore che si fa carico di tutto ciò e che pompa di continuo sensazioni meravigliose. Qualcosa di incredibile!!! Tutti sappiamo di cosa parlo, vero? A tutti piace! Tutti lo vogliamo! Quindi, per favore, paghiamone un piccolo prezzo per il bene di tutti: se ci iscriviamo per giocare in una amichevole dobbiamo sapere in che ruolo vogliamo giocare, quali sono i movimenti di quel ruolo e soprattutto rendiamoci conto che, in partita, c’è sempre qualcosa da fare. Non c’è mai tempo per stare fermi a fare nulla. C’è sempre un compito da svolgere o una fetta di campo da coprire, sia quando attacchiamo, sia quando stiamo per difendere. E’ nostro dovere chiedere a chi sa le cose e cercare di dare il nostro contributo per il godimento di tutti.

In questo momento non è importante imparare a parlare fra di noi in partita. Dobbiamo ancora concentrarci sulle basi della tattica (i naturali spostamenti dei giocatori), e della tecnica (io, per esempio, ancora non so ricevere). Rimane fondamentale, invece, imparare a gridare MIA!!!

Gli alzatori non sono delle rock star! Se vogliamo vincere le amichevoli (e tutti le vogliamo vincere quando siamo in campo!) allora gli alzatori, prima cosa se non murano devono indietreggiare e coprire la loro fetta di campo, e seconda cosa devono imparare a servire i centrali e le bande come vogliono essere serviti. Deve nascere un feeling tra alzatore e schiacciatore. L’alzatore non si deve pavoneggiare per come alza! Non c'è un modo solo, giusto o figo, per alzare bene perchè gli attaccanti sono diversi e ci sono più tipi di attacchi. L’alzatore dimostrerà la propria classe (e a tutti piace dimostarla quando siamo in campo!) quando avrà imparato a servire tutti i possibili attaccanti e, osservando la disposizione degli avversari, opterà per la regia migliore dell’attacco.

In partita l’adrenalina scorre a fiumi, possiamo un po’ calmierare le manifestazioni di rabbia, questo sì, ma chi è di ghiaccio rimarrà sempre di ghiaccio e chi deve sfogarsi, si sfogherà sempre. Qui c’è poco da fare. Quello che c’è da fare è invece incoraggiare chi ha appena sbagliato e, altrettanto importante, svegliare e scuotere chi sta sbagliando perchè sta giocando con  un’attitudine errata.

Spero che possiate condividere quanto ho qui espresso. Se sto sbagliando in qualcosa mi aspetto delle sonore disapprovazioni. Ci vediamo mercoledì.

02/04/10

Siamo in una costellazione

3 commenti

vi ho già spedito i miei blasfemi auguri;
dispenso ora quelli seri e puri:
che ognuno trovi la sua propria stella
e intorno a sé costellazion più bella!

Ricordatevi stelline: intorno a voi c'e` una costellazione che vi puo` dare sempre un aiuto, un suggerimento, un consiglio che anche se sbagliato fa evolvere nella ricerca di un equilibrio dinamico... e fa sentire tutti vicini e uniti...

29/03/10

Rassegna stampa

16 commenti
ciao All Stars, avete comprato i giornali in qsti giorni?? no?!?! beh, no problem xkè c'ho pensato io......in ogniddove parlano della ns ultima impresa!!

28/03/10

Una squadra ed un ruolo

7 commenti
L’allenamento di mercoledì e la partita a Monza del giorno dopo hanno segnato una piccola svolta nella storia degli All Stars. Mercoledì c’è stato il secondo allenamento con l’alzatore a destra, il conseguente mutamento nei ruoli di ciascun giocatore e c’è stata la prima vera serata di incomprensioni generali. Giovedì abbiamo per la prima volta disputato un’amichevole col nuovo sistema di gioco e, senza che nessuno l’avesse messo in conto, per la prima volta la coscienza collettiva della nostra squadra ha agito col preciso intento di portare a casa la vittoria.
L’ultimo allenamento ad Oreno è stato teatro di numerose discussioni ed incomprensioni. Vivere quei momenti non è stato bello. In primo luogo perché era presente un diffuso nervosismo proprio in quell’unica occasione della settimana dove molti di noi hanno la possibilità di tornare bambini e di giocare, e, in secondo luogo, perché, pallavolo o non pallavolo, dovremmo essere persone adulte ed è poco ammissibile che si perda il controllo per il fatto che la squadretta amatoriale del mercoledì abbia cambiato i movimenti dell’alzatore.
Io cercherò di fare tesoro di queste esperienze e, nel possibile, di non ripetere gli errori commessi.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico e gestionale della squadra il mio pensiero è:
- continuiamo con lo schema con l’alzatore a destra
- diamo la possibilità a chi lo desidera di provare diversi ruoli, fermo il fatto che ogni set lo si inizia e lo si finisce con lo stesso ruolo
- cerchiamo di gestire con il buon senso e la moderazione le “gelosie” sul numero di set giocati
- giochiamo sempre con squadre di soli 6 giocatori: 2 alzatori, 2 centrali e 2 bande, niente inserimenti
- aspettiamo tranquilli il nostro turno di gioco, magari prestando attenzione ai movimenti dei vari ruoli e ai suggerimenti del coach, e, quando siamo in campo, mettiamoci la concentrazione adatta all’apprendimento degli schemi
Basteranno pochi allenamenti e tutto questo diverrà automatico.
Siamo sempre noi, non può essere lo spostamento dell’alzatore a farci smettere di ridere e di divertirci. Nessuno sta chiedendo a nessuno di diventare più bravo, di schiacciare più forte o di difendere in tuffo attacchi alla dinamite. Possiamo continuare, se è quello che sappiamo fare, ad alzare ad “arcobaleno”, a difendere col calcio volante, a ricevere col doppio maglio perforante di Goldrake, ad attaccare fuori campo, a murare con gli occhi chiusi…. esattamente nella misura in cui accadeva prima, però cercando, ora, di interpretare un sistema di gioco più maturo.
Specializzandosi nel proprio ruolo dovrebbe venire spontaneo cercare di migliorare. L’alzatore sarà fiero di mettere lì delle palle perfette, sia per il centrale, sia per la “lontana” banda, con quelle belle alzatone a parabola che a me fanno venire l’acquolina nei tricipiti. Noi centrali cercheremo di diventare sempre più bravi nel muro e, quando si è dietro, cercheremo di apprendere qual è la posizione migliore per le super difese di chi è tenuto a prendere tutti gli attacchi lunghi. Le bande devono specializzarsi un po’ in tutto: ricezione, copertura della linea dei tre metri, muro (se se la sentono) e, ovviamente, attacchi con delle belle rincorse!
Secondo me tutto questo può funzionare.
Avete mai provato a salire in cima ad uno di quegli scivoli d’acqua a precipizio? Lo sapete ancora prima di salirci che quando sarete in alto e vi butterete avrete adrenalina a cubetti su per le vene, vero? Ecco, io so che quando disputerò la mia prossima amichevole, specialmente in trasferta, proverò ancora quel fantastico mix di sentimenti che mi ha inondato il corpo giovedì sera a Monza. Voglia di fare bella figura con gli amici, specialmente con… l’alzatore, voglia di murare, voglia di tirar su tutti gli attacchi avversari, rabbia per le batture finite in rete, “incazzatura” per il compagno di squadra che “dorme”, desiderio di incoraggiare e di dare un 5 al compagno di squadra che ha fatto punto o che magari ha sbagliato, ma che sicuramente ce l’ha messa tutta!
Spero di avervi trasmesso entusiasmo! Ciò che ho espresso qui è il risultato di tutte le cose interessanti e propositive lette e ascoltate in questi giorni. Volutamente non ho citato i falsi problemi. Erano frutto solo della stanchezza e della confusione. Vero ragazzi?
Un forte abbraccio e W gli AAAAALLL STAAARSSSSSSSS…… con la S!!!

09/03/10

Che testata professional ! ! !

30 commenti

Signore e Signori, la super Claudia ha agito! Ecco la nuova testata. A me piace tantissimo. Grazie Claudia!

ALL STARS ORENO SHOWTIME!

34 commenti

04/03/10

All Star Oreno Vs. Calco - le mie riflessioni

4 commenti

Spero che questa sia una cronaca precisa, onesta e attendibile sulla partita di ieri sera

La partita è cominciata male – nel 1° set la formazione 1 le ha prese brutalmente – tipo 25 a 13. Nel 2° set, la formazione 2 è andata in super vantaggio tipo 18 a 8, per poi smarrirsi e perdere ai vantaggi (27-25).

Giacché quelli tenevano “botta” (notare che erano solo in 7 o 8) abbiamo miscelato le formazioni ed abbiamo vinto i successivi 3 set (non so quanto a quanto), ma il più emozionante è stato il 4° quando una formazione di 5 All stars donne ed un uomo a rotazione (Patrice ed Ernesto) hanno “passeggiato” sui poveri Calchesi, ormai allo stremo delle forze; Ebbene si, li abbiamo presi per stanchezza – loro molto più “cinici” (magari meno belli da vedere, ma certamente efficaci) – in campo sempre almeno 4 uomini ed una ragazza che serviva fortissimo; noi con i soliti problemi di confusione, di “buchi”, di disorientamento, comunque a tratti abbiamo fatto vedere del bel gioco, salvataggi al cardiopalmo e attacchi super.

Siete d'accordo?

Siamo belli ragazzi, siamo davvero belli ! ! !

7 commenti

ALL STARS ORENO (Oreno, 3 marzo 2010 D.C.)


Nota del Blog Master: a causa di un bug del sistema, le foto pubblicate in questo post non sono più visibili. Sono state per fortuna conservate le copie, che sono visibili a tutti nell'Archivio Storico Fotografico.

11/02/10

Sondaggio

7 commenti
visto che la mia utilità come autrice è stata tirata in ballo da Davide mi permetto di lanciare personalmente questo sondaggio: è più "carina" Laura o è più "rompi coglioni" Davide ?? chi vincerà la sfida offrirà una birra al perdente :)

23/12/09

Andiamo avanti?

Cari All Stars, è passato più di un mese dall'inaugurazione del nostro blog, ho quindi pubblicato qui a destra un piccolo box contenente un sondaggio. Avete la possibilità di esprimere in modo anonimo un'opinione sull'utilità o meno di proseguire con questo strumento. Mi permetto qualche considerazione. a) Il blog ha discretamente raggiunto lo scopo di eliminare le sequenze di Re: Re: Re: Re: nella posta privata. b) Il blog non ha raggiunto lo scopo di essere strumento informativo sulle attività reali degli All Stars. c) Il blog ha solo parzialmente coinvolto alcuni All Stars ed è inutilizzato da una buona parte di essi. d) Il blog, essendo una pubblicazione, ha di fatto selezionato gli interventi degli All Stars, innalzandone il livello qualitativo. e) Il blog, avendo più autori, è aggiornato con discreta frequenza ed invita spesso ad essere visitato.

26/11/09

Gatti di Marmo e numero chiuso

16 commenti
Riassumo il mio pensiero riguardo i Gatti di Marmo. Penso che sia legittimo per chiunque creare un'aggregazione di persone di qualunque tipo, coinvolgendo chi più gli aggrada ed accogliendo nelle proprie fila solo chi è considerato coinvolto nel progetto. Non è un demerito avere creato una associazione sportiva con uno statuto ed un elenco di iscritti. Non conosco con precisione tutte le motivazioni che hanno portato i Gatti di Marmo a costituirsi come associazione a numero chiuso, per cui non esprimo un giudizio definitivo sulla loro costituzione. Ci tengo però a ribadire che, se la motivazione di circoscrivere il numero di partecipanti agli allenamenti del lunedì fosse solo il supposto livello di bravura dei giocatori, allora mi troverei in disaccordo con lo spirito con cui sono nati e si allenano i Gatti di Marmo. Per me la pallavolo è impegno e divertimento in egual misura. C'è un momento in cui è condivisibile lo sbuffare se il compagno di squadra non si impegna. C'è un momento in cui apprezzare il fatto che con la "scusa" della pallavolo si condividono alcune ore di goliardia.