Pensieri Profondi

PENSIERI PROFONDI
«Ho controllato molto approfonditamente e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda». (Pensiero Profondo)

21/12/10

La comunicazione come tattica di squadra

e di 6 Patrice

«Ditemi una cosa, la dimenticherò; mostratemela, la ricorderò; coinvolgetemi in essa, la capirò»

Gli sport di squadra come la pallavolo sono complessi dal punto di vista psicologico, in quanto in essi si introducono concetti di coesione, cooperazione e aiuto psicologico del tutto assenti negli sport individuali. Ogni sportivo in quanto componente di una squadra deve tenere in conto:

  • la coesione di squadra, contribuendo alla creazione dell'affiatamento e dello spirito di gruppo che deve esistere tra i giocatori
  • la cooperazione fra giocatori, partecipando al massimo delle proprie possibilità, mentalmente e fisicamente, cercando di raggiungere un obiettivo comune di squadra
  • l'aiuto psicologico, aiutando i compagni nei momenti di sconforto e difficoltà, fuori e dentro il campo, per evitare che i momenti di crisi possano perdurare a lungo

In tutti questi aspetti la comunicazione all'interno della squadra ricopre una importanza straordinaria e per queste è fondamentale imparare a gestirla. Esistono vari livelli di comunicazione:

  • tra i giocatori durante le fasi di gioco
  • tra i giocatori al di fuori delle fasi di gioco
  • tra l'allenatore ed i giocatori

Comunicazione tra giocatori: fasi di gioco standard

Durante le fasi di gioco, ogni giocatore deve sapere "chi" farà "cosa" e questo non è possibile senza comunicazione. Parlando e comunicando sul campo si evitano problemi di confusione, indecisione, sorpresa e in definitiva si migliora il livello del gioco di squadra.

Notiamo che stiamo riferendoci alla comunicazione in senso lato, intendendo non solo la parola, ma anche la comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo.

Sono in ricezione o in difesa, la palla sta arrivando verso di me ed io, in una frazione di secondo, ho deciso di intervenire. Comunico allora ai miei compagni la mia intenzione di giocare quella palla:

  1. muovendomi con decisione verso la palla, assumendo la postura tipica del colpo che devo eseguire (qualunque esso sia)
  2. chiamando ad alta voce «MIA» oppure «IO»

Viceversa, se non ritengo che la palla sia di mia competenza, non mi muovo, non accenno al tentativo di giocata, sto zitto. Movimenti imprecisi, indecisi o tardivi generano confusione specialmente nelle linee di contatto tra le diverse zone di responsabilità (le cosiddette zone di conflitto).

DECISIONE e RISOLUTEZZA COMUNICAZIONE CHIARA ed UNIVOCA

Assolutamente da evitare la chiamata "negativa" (tipo il famigerato «TUA») che genera mis-communication ed ancora più confusione che la non-chiamata.

Non dimenticate che nell'istante in cui si chiama la palla, gli altri giocatori, che sono concentrati sull'azione di gioco, non distinguono per forza "la parola", ma sentono "una chiamata". In una frazione di secondo, nella concitazione dell'azione, è quasi impossibile per il nostro cervello capire se la parola detta era «MIA» o «TUA». Quindi la regola è semplice: chi parla prende la palla!!

Ma quando una palla è tra due giocatori, chi deve chiamarla? Chi deve prenderla? Difficile dare una risposta univoca a tutte le possibili situazioni di gioco. Riprendiamo a questo proposito un esempio già illustrato in un post dello scorso anno.

Supponiamo di avere una palla che cade esattamente tra due giocatori in difesa; se volessimo fare una classificazione delle possibili situazioni, dalla più sbagliata alla migliore, avremmo:

  • nessuno chiama la palla e nessuno la và a prendere
  • uno dei due chiama la palla e non và a prenderla
  • entrambi chiamano la palla ed entrambi non vanno a prenderla
  • nessuno chiama la palla ma entrambi cercano di prenderla
  • entrambi chiamano la palla ed entrambi cercano di prenderla
  • nessuno chiama la palla ma uno dei due la prende
  • uno dei due chiama la palla e la prende

Le prime tre situazioni sono palesemente negative (la palla cade a terra), la quarta e la quinta sono neutre (i giocatori si ostacolano ma cercano il pallone), le ultime due sono positive. In definitiva è meglio chiamare la palla, ma soprattutto bisogna prenderla!!

DECISIONE COMUNICAZIONE → AZIONE

Comunicazione tra giocatori: eccezioni ed aiuti

La pallavolo è uno sport di situazioni che segue uno schema evolutivo standard (servizio - ricezione - attacco - difesa - ricostruzione - attacco...), sul quale si possono però innestare delle eccezioni, delle situazioni straordinarie (ricezione diretta nel campo avversario, palla non attaccata...) che richiedono un adattamento rispetto alla strategia standard di gara.

E' impossibile prevedere tutti i tipi di eccezioni, ma per quelle più comuni si stabilisce una strategia di squadra alternativa. Per evitare indecisioni sul "se" e sul "quando" attuare la nuova strategia, l'adattamento è scatenato da una chiamata: se un giocatore rileva e comunica l'eccezione, gli altri obbediscono ed eseguono l'adattamento di strategia. Esistono molti tipi di eccezioni e di chiamate corrispondenti, ma quelle normalmente usabili al nostro livello sono due:

  1. Eccezione "l'alzatore non ci arriva": il secondo tocco è per definizione dell'alzatore, ma se lo stesso si rende conto di non riuscire ad arrivare sul pallone, chiede aiuto, normalmente con la chiamata «UNO» o «AIUTO». Alla chiamata d'aiuto dell'alzatore, il giocatore più vicino alla palla risponde immediatamente andando a recuperare il pallone e, nei limiti del possibile, eseguendo un'alzata per un attacco.
  2. Eccezione "palla facile": se il tocco che conclude l'azione avversaria è un palleggio o un bagher o anche un attacco con palla molto staccata da rete o bassa, il muro è inutile (palla generalmente alta, difficile da raggiungere) se non dannoso. Di solito il centrale di prima linea dà il segnale per la nuova disposizione con la chiamata «FACILE». La squadra risponde e i giocatori di prima linea non fanno muro ma si allontanano un poco dalla rete, mentre i giocatori di seconda linea sono particolarmente attenti a palle corte in mezzo al campo.

Un altro tipo di chiamata utile a rispondere velocemente a situazioni particolari è la chiamata d'aiuto. Con questa si cerca di agevolare i compagni a controbattere ad una situazione non-standard, che può cogliere di sorpresa o in generale si richiama l'attenzione su un movimento, una copertura, una giocata. Le chiamate d'aiuto più comuni sono:

  1. «ARRIVA» «ATTENTI», quando, per errori o per precisa volontà di sorprendere, il 1° o 2° tocco della squadra avversaria è indirizzato verso il nostro campo. Si richiama così l'attenzione dei compagni sulla palla che sta arrivando.
  2. «FUORI» «NO» «OUT», quando giudichiamo che la palla avversaria sta per uscire dal campo, per aiutare il nostro compagno che sta per ricevere/difendere a stimare meglio la traiettoria.
  3. «CORTA», quando, su servizio o attacco, vediamo che la traiettoria è particolarmente corta, per facilitare la ricezione/difesa a muoversi il più possibile in anticipo.
  4. «CAMBIO», al momento di eseguire il cambio di posizione dalla normale posizione di rotazione alla posizione con palleggiatore a destra, centrale al centro e banda a sinistra, particolarmente utile per sincronizzare il movimento di cambio della seconda linea sul nostro primo attacco o per richiamare un giocatore che non ha eseguito correttamente il cambio.

Comunicazione tra giocatori al di fuori del gioco

Spesso si sente dire che è solo l'allenatore che deve correggere i propri giocatori. Questo può essere vero in assoluto, ma difficilmente attuabile in quanto si dimenticano alcuni evidenti problemi pratici.

Durante gli allenamenti: il coach deve gestire 12-18 giocatori, tenerli sotto pressione, dare continuità agli esercizi e non può certamente correggere ogni errore che vede parlandone direttamente ad ognuno: si passerebbe più tempo a parlare che ad allenarsi! Dovendo l'allenatore concentrare i propri consigli e suggerimenti in tempi relativamente stretti, sta agli altri giocatori di aiutare i compagni con consigli e raccomandazioni. Qui non si parla di criticare, ma di aiutarsi l'un l'altro a migliorare, di essere da una parte propositivi e dall'altra parte ricettivi. Quindi chi è in grado di dare un buon consiglio lo dia, in maniera pacata e chiara; chi lo riceve lo accetti senza ritenere di essere criticato, ma pensando di essere aiutato ed incitato.

Durante le partite: i giocatori in campo sono concentrati sul gioco, l'allenatore è lontano e per lui è difficile comunicare e farsi sentire dai giocatori. Per parlare con i giocatori l'allenatore deve interrompere il gioco, quindi questi momenti di comunicazione sono per forza di cose limitati. Durante una partita, tra un'azione ed un'altra, sono allora gli stessi giocatori che, velocemente e chiaramente, devono parlare e consigliarsi fra di loro: un commento sull'altezza di un'alzata, sulla posizione da tenere in campo, sull'esecuzione di un movimento, non sono certamente critiche o rimproveri, ma richiami ad un miglioramento e alla correzione di un errore.

Ed ancora durante le partite: l'allenatore non è in campo con i giocatori, non può dare un cinque, abbracciare un compagno dopo un punto, stringere una mano; non può in definitiva elogiare ed esaltare un giocatore positivo o sostenere psicologicamente un giocatore in difficoltà. Anche queste funzioni comunicative di aiuto psicologico sono forzatamente delegate ai giocatori, che devono fare squadra anche con le loro espressioni di incitamento per i compagni. Incitamento che deve essere sempre positivo, mai negativo, mai aggressivo, sia per i bei punti conquistati, sia e soprattutto per un momento di difficoltà.

Comunicazione tra allenatore e giocatori

E l'allenatore? La comunicazione verso i giocatori è una parte fondamentale del suo lavoro di coaching tecnico ed emozionale. Il coach comunica nozioni tecniche (piega di più le ginocchia, distendi il braccio, tieni rigido il polso...) e tattiche (stai più avanti, muoviti più velocemente, segui la palla con gli occhi...); il coach cerca di trasmettere emozioni positive, quali fiducia, allegria, grinta, sicurezza; il coach a volte deve rimproverare e riprendere, richiamare all'attenzione ed alla concentrazione.

Trasmettere però un'informazione ad un giocatore durante un esercizio o un'azione di gara è molto difficile ed inefficiente in quanto il giocatore stesso è concentrato in un'attività motoria complessa: o acquisisce l'informazione ma inevitabilmente si distrae da quello che sta facendo, o resta concentrato sul gioco ma non recepisce l'informazione.

Per questo motivo, i metodi di comunicazione del coach seguono canali ben definiti: le pause tecniche durante gli allenamenti, i momenti di debriefing, le riunioni tecniche pre-partita, i time-out... e in questi momenti il coach concentra e sintetizza tutti i suggerimenti tecnici e tattici, i consigli, gli incitamenti, i rimproveri e le critiche che egli ritiene necessari, sia a livello individuale che di squadra.

I giocatori in questi momenti devono aiutare il coach, innalzando il livello d'attenzione alle sue parole, ascoltando e cercando di capire le informazioni e le emozioni trasmesse. Non estraniamoci dal discorso, non pensiamo che sia rivolto a "qualcun altro", ma viceversa chiediamoci sempre in che modo ci riguardi, in che modo possiamo applicare le informazioni acquisite.

Le conclusioni del Coach

Come abbiamo visto in questo post, la comunicazione non è sempre uguale durante lo svolgimento della partita. Ci sono fasi diverse in cui si deve comunicare in maniera completamente diversa.

Durante le fasi del gioco non si può comunicare con più di una parola per volta, visto il brevissimo tempo che abbiamo a disposizione. Però, anche se si tratta di una singola parola, questa permette a tutti di sapere quello che si deve fare.

Al contrario, finito il punto, si possono anche dare dei piccoli consigli (posizione, lettura del gioco avversario...) o fare delle richieste (tipo di alzata....); in ogni caso non dobbiamo impiegare troppo tempo, per non distrarci troppo.

Questo è anche il momento in cui si può dare un cinque o abbracciarsi con tutta la squadra. Questo "modo di comunicare", che si vede tantissimo tra i professionisti ed in generale a livello agonistico, è molto importante perché, in caso di punto vincente, permette di esternare la propria soddisfazione e contentezza a tutta la squadra. Ma è anche molto importante in caso di punto perso. Se il mio compagno sbaglia la battuta o la schiacciata, apprezzerà sicuramente che io gli dia un cinque: questo permette di sentirsi in una squadra, con amici che ci sostengono ed aiutano.

La comunicazione "emozionale" permette soprattutto ed in ogni caso di chiudere il punto e girarsi verso quello che segue. Ed è per questo che, anche se questo momento è molto importante, non deve durare troppo per non alterare ed allentare la concentrazione.

Il coach non ha possibilità di dare consigli durante il corso della partita. Prima di tutto perché i giocatori sono concentrati e difficilmente possono sentirlo e poi perché parlando toglierebbe concentrazione alla squadra. Per comunicare il coach ha a disposizione i due tempi di sospensione (time out), in cui deve dare il massimo possibile di informazioni: in poco tempo deve essere in grado di passare il messaggio voluto e questo richiede una concentrazione altissima da parte della squadra.

Dobbiamo quindi dare fiducia alla gente più esperta che si trova in campo quando ci dà informazioni che ci aiutano e consigli (sulla posizione da tenere, sul gioco avversario...). Non è il tempo di criticare e quindi non sono e non devono essere critiche. Devono essere consigli per sviluppare e migliorare il nostro gioco.

Credo che in questo post ci sia tutto. Non dimenticate infine che per quanto mi riguarda, cerco di basare il mio metodo di allenamento sulla comunicazione tra voi giocatori e me allenatore/coach. Sono a vostra disposizione per ogni dubbio, domanda o richiesta che avrete. Sono qua per questo.

La pallavolo unisce le persone, lasciate che sia così...

2 commenti:

12 luca ha detto...

tutto chiaro come al solito. condivido al 101%. 1 post utilissimo e che serviva proprio. bravi!!

11 Rocco ha detto...

chiaro, limpido, cristallino e completo!