Pensieri Profondi

PENSIERI PROFONDI
«Ho controllato molto approfonditamente e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda». (Pensiero Profondo)

15/07/12

Il silenzio delle montagne


14 luglio 2012: il tempo non è ottimo ma la voglia è tanta. Si parte per salire sulla Punta Cermenati (1875 m), la più alta del Resegone: la grande croce ci aspetta!

Nel fresco del mattino e del bosco, facili sali-scendi, chiacchiere spensierate; una ripida rampa, il fiato si spezza, silenzio e fatica ed ecco il Passo del Fo' e la Capanna Ghislandi.
Ci imbraghiamo, corde e moschettoni e finalmente si arrampica: ferro, roccia, vuoto e fatica; l’adrenalina dell’esposizione sulla strapiombante verticalità del pilastro iniziale, l’emozione della roccia nel canale intermedio; apro la fila, ogni tanto guardo giù e vedo l’espressione attenta e concentrata dei miei compagni; un camoscio ci osserva salire e solo il vento rompe il silenzio della montagna, fischiando nel Canalone del Centenario... infine il Pian Serrada e l’appagamento dell’ascesa.

Punta Cermenati
Ma la croce è scomparsa in mezzo alle nuvole basse, il tempo è decisamente peggiorato. Breve conciliabolo, rinunciamo a seguire la via De Franco (troppo pericolosa con questo tempo), ma decidiamo comunque di proseguire per la via normale (il Sentiero n.1).
Si sale ancora, circondati dall’umidità fredda e avvolgente delle nuvole, con costanza, su roccette facili ma umide ed insidiose. Non vediamo la meta ma sappiamo che è lì che ci attende... e improvvisamente il rosso del Rifugio Azzoni, l’ultimo sforzo, la vetta. Freddo, nubi, vento e silenzio ci circondano, ma la soddisfazione ci scalda dentro.

Breve pausa per mangiare e scaldarci un poco al Rifugio e si scende; scrosci di pioggia, vento forte, rocce viscide, l’attenzione deve restare alta; ma ecco che siamo di colpo fuori dalle nuvole, Lecco ed il Lago sotto di noi, ci rilassiamo, quattro chiacchiere fra noi e altri trekkers che non hanno trovato la via giusta.
La giornata sta per concludersi... si torna a casa, contenti.


«La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l'uno detto di san Martino, l'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto...». (Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi – Capitolo I)

7 commenti:

11 Rocco ha detto...

che dire... sarò impopolare... non ho mai apprezzato i "Promessi sposi", salvo il capitolo sulla monaca di Monza... ma quasi quasi lo rileggo...

Davide ha detto...

Mi hai ricordato come è bello iniziare un cammino, quanto è innocua la fatica quando c’è l’entusiasmo. Mi hai ricordato come è emozionante salire. Ciò che voglio è lì, lo sto raggiungendo.

Mi hai ricordato come è difficile allontanarsi dalla meta, come è marcio e pungente il percorso inverso. Mi hai ricordato come è straziante la paura di non farcela, quando le nubi non si diradano.

Qualche anno fa ho raggiunto anch’io, con amici, la punta più alta del Resegone. Quasi correvo, li ho lasciati indietro tutti. E ho mangiato, là in alto, il panino più buono del mondo. Fatto da me. Portato là da me.

La discesa non mi era piaciuta. Troppi scivoloni, troppi percorsi che ti confondono, che si intrecciano. Le gambe che non sono abituate a certi imprevisti. Quando non hai certezze, anche un sassolino può farti del male. Quando sali, sai dov'è la cima, la vedi sempre. Quando scendi non sai nulla, spesso non sai scegliere. Spesso non scegli. Ad ogni bivio fai solo la cosa che sembra meno sbagliata.

Molto prima, tanti anni fa, tanti davvero, sulle Dolomiti, ho conosciuto la paura. Come sempre durante la discesa. Il maltempo ci aveva sorpreso. La discesa ci aveva sorpreso. Io avevo la forza, il fiato, ma non l’esperienza della montagna. Lei aveva tutto, era la mia ragazza. Tutto. Anche l’amore di fare una cosa bella perché è bella, e salire in alto anche con un ginocchio che non poteva farlo. Ero quasi in panico. La strada del ritorno era lunghissima, e forse non era quella giusta. Il cielo era ogni minuto più nero. Lei non riusciva più a camminare. Troppo dolore, troppo scoramento. Poi la pioggia, sempre più forte. Il vento, freddo e meschino.

Siamo scesi, alla fine. Siamo arrivati alla macchina. Un’ora di terrore dietro i nostri ultimi passi. Un’ora che la mia memoria non ha registrato. Un’ora di fuga che è passata e basta, tutta uguale. Quando ti allontani, ma non sai se la via è quella corretta, non parli. Le voci sembrano inutili. Preghi dentro di te.

Quando sei al sicuro, hai di nuovo la tua vita e con essa la decisione di non farlo mai più.

La cima non era così importante quando tutto è finito. Tornare indietro. Tornare a ciò che era prima. Non fa per me.

Voglio qualcosa dove si sale e basta.

3 CHIARA ha detto...

Natura, silenzio... Fatica e soddisfazione... Tutto racchiuso in una parola: "MONTAGNA".
Lasciare la consueta dimensione orizzontale per proiettarsi verso la vetta, in una dimensione verticale, lungo la roccia... Guardare in avanti, vivere la montagna fidandoti di te stesso, delle tue possibilità, e dei tuoi compagni di avventura!
Andare sempre avanti senza pensare a quanto hai già percorso o a quanto mancherà, senza badare alla stanchezza, con il solo scopo di arrivare in cima! ...e sarà solo nella discesa che ti renderai conto di quanta strada avevi fatto...
Che dire, la montagna è la montagna, la sua immensità, i suoi mille volti... ha sempre un fascino particolare! Non si troveranno mai parole adatte a descriverla nella sua globalità,
ognuno fa la sua esperienza, ognuno vive la sua avventura in modo diverso...
...e per me, anche sabato, è stata davvero una bella avventura!!!

7 laura ha detto...

Cari i miei montanari, che bello sarebbe stato condividere con voi l'emozione della continuità del Cammino.. ma attendo fiduciosa il mio ritorno alla normalità pronta per vivere queste stesse sensazioni in uno dei prossimi fantastici Alls trekking :)

14 Sara ha detto...

Quanto è vero Max.... quello che scrivi, così come quello che scrive Chiara, sono uno dei tanti motivi per cui quando qualcuno mi chiede "ma tra mare e montagna cosa ti piace di più?" la mia risposta è sempre diretta e sicura.... montagna... forever....
Nonostante io non sia una persona che ama la fatica, sono però disposta a farla per raggiungere un rifugio o una cima o un luogo particolare in montagna... non potrei farne a meno e il motivo penso sia sempre quello: il percorso è sempre più importante dell'obiettivo finale perchè se non ci fosse il percorso con tutte le sue difficoltà l'obiettivo finale perderebbe di valore (e questo lo penso non solo riferito alla montagna)...

Grazie quindi, Max e Chiara, per aver condiviso con noi le sensazioni di questa vostra fatica... ;)

8 Massimo ha detto...

@Davide
Si va avanti, a volte salendo, altre scendendo; si cade e ci si rialza; si arranca faticosamente o si procede speditamente; baciati dal sole, fradici di pioggia, intorpiditi dal freddo, da soli o in compagnia; a volte scegli la strada, a volte non puoi che subirla, è lei che sceglie te.

Ma questa è la vita, amico mio, semplicemente la vita…

8 Massimo ha detto...

@Sara
Sì, hai ragione! Il percorso è sempre più importante dell'obiettivo finale, perché siamo noi che lo scegliamo, lo viviamo, ci impegniamo a superarlo.
Quando devo affrontare qualcosa di nuovo, di impegnativo, di difficile, mi torna sovente alla mente una frase del grande Walter Bonatti :«Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi».

E questo anche io lo penso non solo riferito alla montagna ;-)